visual art & photography
Il lago - La poetica
Le opere sono fotografie trasferite su tavole di legno e poi lavorate a encausto con cere e resine naturali. Le immagini sono solo apparentemente monocromatiche e dal sapore antico, ma se sono guardate con attenzione esse sono indiscutibilmente contemporanee.
Il soggetto è un lago antropizzato anche se raramente si vedono uomini, solitamente le loro tracce. Un lago misterioso.
Il lago è formato da miriadi di minuscole gocce d'acqua, è una pregnante rappresentazione che l’esistente non è mai stabile, non è altro che ondine fluttuanti, è un insieme di vibrazioni, è un mondo di avvenimenti. Il lago è una grande massa, molto più di un uomo ma da questi ancora individuabile. Sembra sempre quello, ma ogni momento cambia perché è un equilibrio tra fiumi immissari ed emissari, tra acqua piovana ed evaporazioni. L’uomo non è presente o non è il soggetto principale; nelle opere ci sono le tracce lasciate dall’uomo; l’antropizzazione del lago è presenza evidente anche se è un’effimera impronta lasciata in un tempo breve, attorno e in un il lago che c’era prima e ci sarà dopo di noi, pur se anch’esso ha una vita corta su scala geologica e infinitesimale su scala cosmica.
Il linguaggio usato manifesta una visione verosimile del reale, non vera; la realtà è apparente, offuscata, annebbiata, leggermente deformata. Le opere sembrano dei monocromi, sotto certe luci addirittura bianconero, ma poi si scopre che hanno sfumature, colori verdi e gialli, alcuni azzurri poco saturi, neri caldi. L’assente è il bianco puro, ci sono solo dei bianchi apparenti. È un invito all’attenzione. Se non siamo molto attenti nel guardare non siamo capaci di vedere la realtà, è il sottinteso che siamo legati ad una visione retinica fallace, incapaci di vivere il reale. La stessa vista, il senso a cui più ci affidiamo, la utilizziamo distrattamente ma ce ne fidiamo ciecamente. L’atmosfera, il colore sono frutto della mia fantasia, dell’applicazione del ricordo di talune atmosfere che sono state sovrapposte o mischiate a quelle reali. Spesso c’ è un verde che mi appartiene, è quello di quando il sole è calato dietro le montagne e preannuncia il passaggio nel crepuscolo che precede l’oscurità. Solitamente questo momento si dice che si verifica l’ora blu, ma nel caso del lago attorniato da molto verde della natura io vedo predominare proprio il verde. È un fenomeno di luce soffusa e colorata, è suggestivo ed emozionante. È uno spazio di silenzio, contemplativo. Rappresenta un momento solcato da una malinconia sottile che però contiene grandi speranze espresse dal giallo delle cere presente nei cieli.
È fotografia, è altro? Il punto di partenza è fotografico, la sua esecuzione è tipica di una fotografia pittorialista: l’applicazione della vignettatura, il richiamo al lessico della fotografia stenopeica, l’uso di una scala cromatica ridotta. Ma gli interventi digitali, la base di legno, l’intervento coloristico attraverso la scelta e l’uso delle cere e delle resine, la strutturazione delle superfici con i ferri roventi perdono il valore indicale proprio della fotografia e aprono ad altro. Siamo sul confine sottile tra indice e icona. L’uso del legno, del trasferimento d’immagine, delle cere e delle resine in verità ci portano nel terreno del mixed media.
La scelta di una tecnica lenta è anche personale condizione che favorisce la riflessione e la reazione ai tempi della contemporaneità in cui tutto si consuma rapidamente senza prendersi il dovere e il piacere della scoperta lenta, dell’approfondimento di noi stessi e di cosa siamo in grado di apprendere e di fare, proprio attraverso il lento fare.